L’intercultura? Un ponte di musica e racconti

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Data pubblicazione: 

19/01/2017
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Foto di gruppo di sacerdoti e volontari alla serata interculturale

Un bella serata di festa, ma soprattutto un’occasione per riflettere ed essere «ponti» sulle strade della migrazione. Le accoglienti sale dell’oratorio di Casnigo hanno accolto sabato scorso l’annuale Incontro interculturale organizzato dalle sette parrocchie del Vicariato Val Gandino in collaborazione con la Consulta degli Stranieri del Comune di Gandino e l’Ufficio Migranti Diocesano. In apertura Hiba Fatine, diciottenne gandinese figlia di immigrati marocchini, e Damiano Franchina, della parrocchia di Cirano, hanno letto brani tratti dalla Sura 93 del Corano e dal Vangelo di Matteo. Due inni alla carità molto simili, che hanno segnalato la possibilità di condividere valori forti anche fra culture e religioni diverse.

Ponti, porte e futuro

«Quest’anno - ha sottolineato don Massimo Rizzi, direttore dell’Ufficio Migranti della Diocesi - abbiamo scelto quale tema della Giornata del Migrante e del Rifugiato tre impegnative responsabilità: costruire ponti, attraversare porte, intrecciare futuro. L’Incontro che da oltre dieci anni si tiene in Val Gandino è in questo senso esemplare, per il paziente e costante lavoro di dialogo che le comunità hanno saputo costruire».

Racconti e musica

Presenti il vicario don Egidio Rivola, l’arciprete casnighese don Giuseppe Berardelli, gli altri sacerdoti della Valle ed il sindaco Giacomo Aiazzi, la serata ha proposto successivamente l’esperienza di Roberto Picinali «Cato», giovane musicista gandinese impegnato come mediatore culturale nell’ambito della Cooperativa Ruah. Cato ha raccontato dei suoi viaggi infiniti (due anni fa ha ripercorso in auto la via della Seta, raggiungendo Hong Kong fra villaggi e distese infinite) e della volontà di incontrare, prima dei luoghi, le persone.

«È la stessa molla - ha spiegato - che mi ha mosso nella produzione dell’album “+Love – Stress” e del singolo “African Boys”, nel quale si sono attivamente impegnati i richiedenti asilo del centro di accoglienza in cui lavoro». Sul mutare di tempi e sensibilità comuni è ruotato il dibattito: gli stessi immigrati «della prima ora» hanno rilevato la necessità di superare con il dialogo qualsiasi contingenza. Intensa anche la testimonianza della giovane Hiba, proprio nel giorno del suo diciottesimo compleanno, figlia di un immigrato arrivato dal Marocco circa 30 anni fa «Presto vivrò come altri studenti – ha sottolineato – la scelta di una facoltà universitaria: vorrei studiare in campo medico. Una grande sfida, cui purtroppo, nel 2017, devo ancora aggiungere quella delle diffidenze per un velo o per il colore della pelle, che anche fra i giovani faticano ad essere superate».

La serata si è conclusa con una grande cena, nel corso della quale oltre ai cibi preparati dai volontari, sono state degustate specialità internazionali preparate dagli immigrati. Cato ha quindi proposto un applaudito concerto: l’integrazione a suon di musica è una scommessa ampiamente vinta.

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Giambattista Gherardi

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